La critica internazionale ha accolto con grande attenzione la produzione indipendente dell’esordiente Jarrett Schaefer, ma numerosi fan di John Lennon lo hanno boicottato sui social e sul sito “boycottchapter27” affinchè non venisse dato a Chapman alcun risalto ed anche per una sorta di affettuoso rispetto nei confronti dei familiari di Lennon, colpiti e infastiditi dall’ uscita di questa pellicola. Il film, uscito nel 2007 e misteriosamente ignorato in Italia, introduce già nel titolo il nesso tra l’accaduto e uno dei classici letterari americani per eccellenza, “il giovane Holden”, ritrovato nelle tasche dell’omicida al momento dell’arresto ; tornando alle critiche che ha collezionato il film,si può ipotizzare che il punto di vista da cui viene narrato abbia molestato l’aura che la figura di John Lennon rappresenta praticamente per tutto il mondo. Fosse stata infatti una pellicola narrante la vita dell’artista e, per coerenza con la triste realtà, anche la morte, probabilmente il film avrebbe avuto un impatto mediatico ed un successo senza confini ma, il punto di vista psicotico ed allucinato del carnefice Chapman, ha, con ogni probabilità, inficiato gli esiti della critica, specialmente da parte del pubblico. In Chapter 27, immaginifica prosecuzione nella mente del regista del giovane Holden, che si conclude proprio al capitolo 26, il mito John Lennon, quel ragazzo che dagli anni ’60 ha fatto ballare i nostri genitori e che oggi e per sempre rimarrà nelle playlist dei nostri figli, è una semplice cornice, una figura di contorno, quasi assente, un qualcosa già di ultraterreno;  il suo assassino, invece, è il fulcro umano della storia che viene scandagliato dal regista nel suo più intimo interno, tratteggiandone le ossessioni che lo hanno portato alla tragicità del gesto commesso quella sera dell’ 8 Dicembre davanti al Dakota Building.
E’ chiaro che Chapman non abbia nè intento di creare alibi o giustificazioni all’efferato gesto di Chapman, né tantomeno di elogiarlo o, per converso, di condannarlo; date le critiche ricevute per aver raccontato uno dei fatti mediatici più inattesi e sconvolgenti del ‘900 che ha causato una grave assenza per milioni di persone attraverso il punto di vista di un pazzo criminale si percepisce come ai più sia sfuggito l’intento introspettivo della malattia, di un io, psicotico, che cerca un posto nel sociale, di un fan ossessionato dal suo mito, perché questo Chapman era, che forse si può “salvare” solo con la sua scomparsa.
Probabilmente l’idea del film, e dei particolari in cui e con cui viene messo in scena, è quella di boicottare la falsità del mondo ed i disvalori che questo porta con sé; un urlo che faccia svegliare chi non vede disagio nella gente, chi fa finta di non conoscerne l’esistenza.
Se John cantava per un mondo senza proprietari, senza barriere, senza guerre, in cui tutti potessero vivere in pace sereni, probabilmente l’amara constatazione che nulla nella realtà sia così, lascia giustificare un uccisone metaforica,  non certo di un essere umano, ma di valori incoerenti con la realtà. Valori che Lennon, certamente animato dalle più nobili speranze per l’umanità, forse sapeva, poteva e voleva cantare solamente.

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