Tutto si ripete, tutto torna. Oggi a distanza di 326 anni dal devastante terremoto che distrusse i paesi del Val di Noto, la terra torna a tremare. Questa volta a Milo, in provincia di Catania alle pendici dell’Etna.

Il movimento tellurico è stato avvertito, chiaramente, alle 00,50. E per chi vive nei Comuni a sud dell’isola, in quelli del Val di Noto la memoria corre veloce, a quel 9 gennaio (e 11 gennaio) del 1693 in cui la terra tromò. La scossa allora fu di magnitudo 7.7, oggi di 4.1. 326 anni fa costruzioni, abitazioni, chiese, monasteri e ogni sorta di edificio fu raso al suolo, vennero distrutti 45 centri abitati per una estensione di superficie di circa 5.600 km quadrati; secondo i dati riportati morirono 93 mila persone. Oggi, fortunatamente, non si è registrato alcun danno a cose o persone.

Con fatica si ricostruirono le città, a valle, tra cui la città esagonale di Avola. Oggi l’esodo del dopo il terremoto del 1693 è raffigurato in un quadro del Maestro Corrado Frateantonio esposto nella sala dei padri domenicani, ex Cenacolo, del Comune di Avola, con ingresso in via Mazzini.

Il terremoto del 9 e 11 gennaio 1693 è narrato e raccontato in diversi volumi di storici e scrittori siciliani. Conoscere le proprie radici, la propria storia è importante, tramandare i saperi ai giovani è fondamentale per creare, e mantenere, l’identità di un popolo che, a volte, con la globalizzazione, pare dimenticata o trascurata.

 

 

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