Atar, è qui che si deve venire se si vuole vedere da vicino cosa sono i cosiddetti “allevamenti di ragazze grasse”, veri e propri istituti di pena dove le bambine scontano la colpa di essere magre o di non essere obese.

Il motivo? Trovare marito in un Paese in cui grasso è sinonimo di ricchezza.

Una ragazza magra è un disonore per la famiglia dunque chi è troppo asciutta verrà sottoposta alla cosiddetta pratica del leblouh, una vera e propria nutrizione forzata. Un metodo che ricorda quello a cui sono costretti gli animali negli allevamenti intensivi.

Ragazzine sottoposte a “cure” devastanti per il raggiungimento dello scopo, rinchiuse in strutture speciali da dove chi riesce ad uscire viva non sarà mai più la stessa persona che è entrata, e non solo fisicamente.

Tre mesi di inferno, di violenze psicologiche e fisiche, soprattutto per chi si rifiuta di mangiare o si permette di vomitare.

Le ragazze, o meglio le bambine vengono obbligate ad ingozzarsi di cous cous, latte di capra, latte di mucca e altri cibi ipercalorici. Una donna controlla loro tutto il giorno per evitare che vomitino.

Oltre al cibo vengono utilizzati farmaci veterinari per aumentare la massa corporea dagli effetti collaterali spaventosi.

Cure e torture che provocano gravi danni alla salute: diabete, disturbi cardiaci, ipertensione e senza dubbio gravi disagi psicologici.

Donne costrette a cambiare per trovare un marito ed essere accettate da una famiglia che non ammette una figlia magra.

Un’ abominevole consuetudine che altro non è che l’annullamento della persona e la negazione dei principali diritti umani.

Un proverbio mauritiano recita: “ una donna occupa nel cuore del marito il posto che occupa sul letto” , con il chiaro senso che se si vuole essere amate e desiderate, si deve ingrassare.

 

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