Negli Stati Uniti nei primi anni del ‘800, su forti pressioni delle Società per la Sobrietà, gruppi religiosi e gruppi politici pregnati da forte moralismo e fondamentalismo, vennero promulgate diverse leggi che proibivano il commercio di numerosi beni. Si iniziò con la proibizione di stampe, libri, riviste, foto, giornali, in cui figurassero immagini erotiche di ogni tipo, financo testi di biologia che riportassero rappresentazioni dettagliate del corpo umano;
Per quanto riguarda l’alcol, invece, tra il 1920 ed il 1933 e con il fine di tutelare la salute pubblica ed individuale dei cittadini, tramite il XVIII emendamento e il Volstead Act, venne sancito il bando su fabbricazione, vendita, importazione e trasporto di alcool.
L’alcol era soggetto, specie in quel periodo, a un eccesso di consumo che aveva delle conseguenze spesso devastanti a livello sociale, in particolar modo quando unito alla povertà e alla criminalità. Si trova infatti causa prima del forte ascendente che le Società per la Sobrietà avevano soprattutto nei confronti delle donne, nel fatto che molte di loro erano costrette a subire maltrattamenti e violenze a causa di mariti o padri in stato di ubriachezza, ormai completamente dipendenti dalla sostanza; è accertato che in alcuni soggetti l’assunzione di grossi quantitativi di alcol può aumentare l’aggressività, cosa su cui le associazioni fecero molto conto, riuscendo a fare proselitismi anche al di fuori dell’ambito religioso, a causa dell’esperienza diretta negativa che i futuri affiliati avevano avuto con la sostanza. Inoltre s’ insinuò la certezza che, anche sul lavoro, il consumo di alcool alimentasse fenomeni di assenteismo e che causasse un incremento della spesa da parte dei lavoratori in beni futili come l’alcool stesso invece di beni generati dal sistema produttivo stesso. Molti imprenditori, tra cui Henry Ford e John D. Rockfeller aderirono all’ Anti-Saloon League apportandovi ingenti capitali e facendo ottenere alla lega un forte potere anche a livello socio-politico, dando un forte supporto alle cosiddette campagne per il regime “dry”.
Parallelamente alla campagna anti alcool, venne emanato l’Harrison Narcotics Act nel 1914, con il quale si bandiva totalmente l’uso dell’oppio, insieme al Volstead Act del ’19 con cui veniva sancito il bando sull’alcool; dal giorno seguente, smaltite le ultime scorte che in fretta e furia i cittadini americani assalirono, il prezzo dell’ alcool salì alle stelle e ovvia e naturale conseguenza fu l’immediata nascita del mercato nero di contrabbando. Ciò che successe immediatamente fu l’acquisizione del “monopolio” del prodotto da parte delle bande criminali e la pericolosa, in quanto non più soggetta a controlli sanitari e qualitativi, composizione del bene che, raro e desiderato, veniva commerciato spesso in forma adulterata, impura e potenzialmente pericolosa.
Dopo l’istituzione del proibizionismo milioni di americani vollero continuare a bere ed erano disposti a pagare qualsiasi importo richiesto dal mercato nero; il prezzo degli alcolici, infatti, aumentava di dieci volte dopo l’acquisto all’ingrosso in paesi dov’era ancora legale, come il Canada o il Messico, e seguiva lo stesso trend il conseguente contrabbando in territorio statunitense. Spesso gli alcolici arrivavano con barche via mare, altre volte venivano direttamente costruiti laboratori clandestini, perfino nei boschi, dove si realizzavano birra o surrogati del whiskey e di altri superalcolici, chiamati generalmente “Moonshine”, adulterati con vari coloranti e liquidi da taglio.
All’inizio le bottiglie venivano vendute in negozi di generi comuni, che tenevano una modesta quantità da parte a fronte dell’elevato margine di guadagno comparato al rischio, in seguito iniziarono a fiorire in tutti gli Stati Uniti i cosiddetti speak-easy, sorte di club clandestini con ingresso tramite parola d’ordine dove si poteva bere tranquillamente senza essere scoperti.
Nel 1920, anno dell’entrata in vigore del proibizionismo, nella sola New York erano presenti 32.000 speak-easy, contro i soli 15.000 bar legittimi di prima della proibizione; proprio a quegli anni è legata la nascita del fenomeno conosciuto come gangsterismo, di cui la figura di Al Capone fu indubbia protagonista. L’idea di business era quella di rifornirsi da importatori della Florida o dai distillatori clandestini di Chicago, per rivendere il prodotto agli speak-easy, proteggerli da pericolose ed incontrollate variazioni di prezzo e rifarsi dei cospicui proventi derivanti dall’ esclusiva che in maniera poco democratica veniva statuita sul territorio, anche in barba al governo e alle forze dell’ordine come la polizia che veniva sistematicamente corrotta.
I proventi della vendita di contrabbando, che fruttavano un giro d’affari nell’ordine di miliardi di dollari dell’epoca, ovviamente senza l’onere di conteggiarvi tasse da pagare, furono alla base del riciclo di danaro in attività lecite e nell’ ascesa politica di cui uomini come Al Capone furono protagonisti. Oltre agli scontri armati tra bande criminali, atte a stabilire la proprietà commerciale e di comando sulle varie città, dopo l’ampliamento alla legge sul proibizionismo del Congresso del 1929, che stabiliva adesso pene detentive anche solo per chi consumasse alcolici, si aggiunsero anche numerosi e reiterati scontri tra polizia e bande criminali che causarono innumerevoli morti su entrambe le fazioni, oltre che vittime civili. Tutto questo però rese pressochè invariata la situazione dato che chi voleva bere, anche dopo in vigore dell’ampliamento, poteva tranquillamente continuare a farlo; tra l’altro l’esito di sobrietà sul posto di lavoro nelle fabbriche cui auspicavano Ford e colleghi, ed il risparmio in favore di beni di produzione del paese della spesa pro capite degli operai era rimasto sempre e comunque in favore dello stesso identico “vizio”, con la differenza che ora il prezzo era triplicato e la popolazione si impoveriva sempre più.
Molti imprenditori dunque, aperti gli occhi, uscirono dalla Lega e cambiarono fronte

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