L’economia è ferma. I mercati calano a picco. Miliardi bruciati in poche settimane. Trump annuncia recessione. L’Europa è il nuovo focolaio del mondo. L’Italia sta provando a difendersi in tutti i modi adottando la strategia del contenimento del contagio con provvedimenti emergenziali di isolamento della popolazione ( un po’ quello che adottarono i cinesi quando scoppiò la bomba a novembre). Per fronteggiare l’emergenza Coronavirus e garantire quei sostegni economici di cui tutto il comparto lavorativo ha un’ estrema necessità ’ è stato appena varato dal Consiglio dei Ministri il decreto “Cura Italia”. Non è ancora consultabile, si auspica possa essere presto visionato.
Tra le misure più importanti previste, spicca la sospensione circa il versamento delle ritenute d’acconto dei contributi previdenziali e assistenziali e dei premi per l’assicurazione obbligatoria. Stesso dicasi per gli altri adempimenti a carico di privati, imprese, attività commerciali e per tutte le cartelle esattoriali e gli accertamenti del Fisco.
Bene! Chiunque esclamerebbe. Se non fosse che tali adempimenti saranno comunque da versare entro il 31 maggio 2020 in un’unica soluzione. La sospensione altro non è che un rinvio di pagamento. Come se l’esercente commerciale domani possa magicamente trovare tanti zeri nel suo conto in banca.
E non è tutto. Ai soggetti esercenti attività d’impresa è riconosciuto un credito d’imposta nella misura del 60 per cento dell’ammontare del canone di locazione. Della serie, questo basta e avanza, per il restante 40% arrangiatevi! O ancora, sembra prevista la cassa integrazione in teoria per tutti, nella pratica per chi arriva primo. Se finiscono le risorse stanziate, molti rimarranno fuori. Ma un diritto, se è tale, non dovrebbe riguardare tutti?
Una misera indennità di 600 euro al mese ( inizialmente era una cifra una tantum, poi corretta dal Ministro dell’economia Gualtieri a seguito di una insurrezione dei sindacati di categoria) a partite iva, professionisti, lavoratori autonomi e co. co. co. a condizione che siano iscritti a gestione separata e lavoratori dello spettacolo. Praticamente meno di un percettore del reddito di cittadinanza! Dove è la ratio?
Previsti poi congedi parentali straordinari ma con riduzione del 50% dello stipendio. O in alternativa un voucher di 600 per baby sitter. Cifra molto timida se presa in considerazione una famiglia a basso reddito con entrambi i genitori non fermati dallo stop del Governo o impegnati nel modello “smart working”.
Istituito un premio di 100 euro ai lavoratori dipendenti che non superano un reddito complessivo di 40000 euro annui. E quei lavoratori che superano tale soglia sono meno bravi o meno degni di un se pur minimo ma comunque meritato riconoscimento per il sacrificio a bene della collettività?

C’è chi lo ha definito il “decreto cerotto Italia” e auspica nuove risorse reputando i 25 miliardi stanziati dal Governo insufficienti. Chi reclama un intervento di sostegno da parte dell’Europa, fin ora assente. Chi invidia il piano faraonico da 550 miliardi di euro annunciato dalla Germania e ne sottolinea l’ingiustizia di una tale disparità con il piano italiano.
Opinione di molti ( e anche del Governo) è che sia il primo di nuovi provvedimenti che seguiranno nelle settimane a venire. L’auspicio è che si vada in questa direzione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *