Eduard Veniaminovich Savenko, scrittore ma anche poeta, giornalista, leader e fondatore del PNB (Partito Nazional- Bolscevico), militante attivista, in generale, amante della sovversione.
Nato nel 1943 a Dzerzinsk, poco prima della morte di Stalin, si forma a livello artistico, frequentando i circoli poetici radicali e scrivendo versi di avanguardia nella periferia di Char’kov, al tempo capitale dell’ Ucraina sovietica.
Sin da ragazzino manifestò a chiare lettere la sua tempra rissosa, selvaggia ed irregolare; protagonista di accoltellamenti e di via vai dalla prigione visse ai margini della società sovietica che indubbiamente gli stava troppo stretta.
Dopo il trasferimento a Mosca si introdusse nella cerchia di letterati “underground” della metropoli ed iniziò a pubblicare libri di poesie, non disdegnando di discutere di arte, da sobrio e da ebbro, e flirtare con ragazze e non solo. Fu proprio il suo stile di vita non propriamente retto ad attirare le attenzioni del Kgb nei primi anni settanta; alla richiesta di collaborare e diventare spia del regime sovietico, Eduard declina senza indugi e finisce dritto a New York nel 1974.
Da qui in poi la colorata vita dello scrittore acquisisce, inverosimilmente, ulteriori tinte, giungendo sino alle frequentazioni di ambienti punk e filo-cubani, con cui pare si diede da fare per sbarcare il lunario con lavoretti e marchette. Proprio a seguito di questo periodo nasce il suo primo successo letterario: “It’s me Eddie”, tradotto in sedici lingue ed in cima a classifiche francesi ed italiane in seguito. Seguirà “Diary of a losers” e poi “Story of his servant”, in cui lo scrittore racconterà del suo rapporto d’amore e di lavoro con un ricco signore per cui per molto tempo Limonov svolse la mansione di domestico nella sua casa dell’ Upper East Side a Manhattan.
Negli anni ottanta una parentesi francese, in cui Limonov continua a scrivere i suoi libri e lavora prima per il quotidiano comunista L’ Humanitè ed, in seguito, per quello nazionalista Le Choc du mois, simpatizzando con gli estremisti di destra ed ottenendo nel 1987 la cittadinanza francese.
Nel 1991 decide di far ritorno in Russia ed inizia a dedicarsi all’attività politica, fondando anche il quotidiano Limonka ed il PNB (Partito nazionale bolscevco). L’ideologia di base del partito di cui è Leader è il recupero dell’eredità bolscevica nazionalista, con forti pregnagnze di chiara matrice destrorsa.
Nemmeno a dirsi, già immediatamente in contrasto con il governo di Gorbaciov, prosegue la lotta contro il regime “dell’impero putiniano” e non perde occasione di schierarsi, durante la guerra dei Balcani, a fianco dei serbo-bosniaci, sulle colline di Sarajevo durante i bombardamenti.
Nel 2001 viene costretto a quattro anni di reclusione con la pesante accusa di terrorismo, cospirazione contro l’ordine costituzionale e traffico illecito di armi, ma viene rilasciato dopo due anni per buona condotta. L’esperienza del carcere, dichiara Limonov, lo ha segnato molto ed indebolito, ma di dichiarare questo, da bravo impavido, non ha mai temuto.
La sua personalità, eufemisticamente sofisticata e composita, disturbata per certi aspetti, è stata resa nota nel 2014 dalla biografia di Emmanuel Carrère che ha contribuito in massima parte alla costruzione del suo mito, donandolo alla storia con le mille sfaccettature e le mille folli e sprezzanti contraddizioni del suo essere Eduard Limonov. Ma del “Limonov” scritto da Carrère, il protagonista, ovvero Eduard stesso, non si dichiara per nulla soddisfatto, additando l’autore di non conoscere nulla e di aver inventato sequele di stupidaggini sul suo conto, sempre per tener celato il suo carattere pacifico.
Nel 2018 esce “Zona industriale” in cui Limonov si racconta in prima persona nella sua anima punk che fa ormai i conti con l’avanzare dell’ età. Il romanzo assume tinte un po grigie, regalando una cartolina della periferia della sua Mosca, a partire dalla sua uscita dal carcere nel 2003. Il romanzo è una memoria cinica, pervasa da una nota patetica, di un vecchio sovversivo che, passati i sessant’anni, sa di non essere più sprezzante di ogni cosa e superiore a tutto e tutti, ma che deve venire a patti con qualche circostanza che, in gioventù invece, ha con goliardia spocchiosa tentato di evitare.
Nel 2019 esce in Italia “Il Boia”, romanzo già uscito in Francia per la prima volta negli anni ottanta, e di cui è editore per l’Italia Sandro Teti. In questo romanzo Limonov si palesa al mondo come un raro esempio di scrittore che sa aderire perfettamente alla cupa prosa del mondo.
Senza filtri e senza buonismi scrive, negli anni ottanta, di una storia con tematiche sadomasochiste, in un tempo in cui gli scrittori e gli editori venivano ancora accusati e citati in giudizio per opere che trattassero tali contesti. Con dovizia di particolari crudi, racconta la storia di un immigrato polacco, Oscar, giunto in America in condizioni di indigenza e di insoddisfazione per la vita condotta che decide di diventare un vero americano, dato che rispetto alla sua terra si è sempre percepito come estraneo (è lecito chiedersi se c’è una parte di Limonov in questo personaggio). Giunto in America con velleità di scrittore, Oscar, protagonista del romanzo, comprende quanto sia più semplice abbandonare nobili sogni di letterato in favore di una ricchezza veloce e meno ortodossa e diventa, dietro un processo mentale non semplice, “il Boia”, padrone dominatore di ricche signore americane. La sua ascesa sarà repentina ed apparentemente semplice, ma in realtà Limonov lascia percepire al lettore la solitudine ed il disagio di Oscar attraverso la descrizione minuziosa dei suoi pensieri profondi e tristi che lo portano ad essere un personaggio tormentato interiormente, sebbene all’apparenza forte nel corpo e nelle azioni da dominatore. “Il boia” racconta, dietro il suo personaggio principale, soprattutto la società americana, che bene Limonov ha conosciuto; una società decadente, che sguazza in mezzo ai disvalori in cui la malattia genera attrazione.
Forse folle, indubbiamente prismatico, Limonov non scrive giudizi, ma, nei suoi libri, sembra impugnare una cinepresa descrivendo in modo crudo e dettagliato i protagonisti ed i loro universi unici e differenti. Eduard Limonov non c’è più, molti sicuramente stapperanno bottiglie, a qualche altro, invece, mancherà.

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