21 anni fa l’11 Gennaio ‘99 si spegneva Fabrizio De Andrè, traghettatore della canzone italiana verso la modernità, oggi avrebbe compiuto 80 anni.

Fabrizio Cristiano De Andrè nasceva a mezzogiorno di ottant’anni fa a Genova, nella zona Pegli, proprio mentre Hitler stava per invadere la Norvegia, da papà Giuseppe, uomo tutto d’un pezzo con una solida cultura umanistica ed origini provenzali e da mamma Luigia, meglio conosciuta come Luisa, figlia di produttori vitivinicoli.
il 18 Febbraio si, del 1940.
In un’intervista lasciata in vita dichiara: “quando scrivo le canzoni penso essenzialmente a mettere sulla carta quelle che sono le mie esperienze o quello che può essere una lettura filtrata attraverso il mio modo di averla capita, di averla certe volte addiruttura immaginata.. infatti preferisco leggere che andare a vedere, perché preferisco immaginare..le cose che leggo”.
Metà cronista del suo tempo e metà poeta, De Andrè non ha mai nascosto la propria passione nel narrare e cantare degli ultimi e dei ribelli riuscendo sempre ad utilizzare forme, registri e strutture sempre nuove, differenti.
La sua capacità unica di trasferire in note e parole vere e proprie vividità, chiare percezioni di sentire che riescono a prender forma, partendo da note, permette a chi si approccia a De Andrè di raggiungere con l’immaginazione, cui tanto teneva lui, veri e propri scenari teatrali; grazie a questa cifra distintiva dell’artista Ligure, alcune sue canzoni sono state inserite, già negli anni settanta, in varie antologie scolastiche di letteratura, alla stregua delle più alte poesie.
Faber, altro nome con cui è ricordato dall’ amico Paolo Villaggio, per la sua predilezione per i pastelli e le matite della Faber- Castell, è uno degli esponenti della Scuola genovese, insieme a Lauzi, Paoli, Bindi e Tenco, con i quali rinnova profondamente la scena della musica leggera italiana. De Andrè vive a cavallo della seconda Guerra Mondiale nella campagna astigiana di famiglia e vive, in seguito, nella Genova del dopoguerra, densa di contrapposizioni tra cattolici e comunisti. Indubbiamente, insieme agli storici cantautori francesi, e alle tematiche sociali da essi trattate con crudezza, tutto ciò avrà notevole influenza sulla sua scrittura. A causa del suo temperamento acceso e mai domo sia a scuola che all’ università riscontrò non pochi attriti e problemi e, a soli sei esami dalla laurea in Giurisprudenza, e a causa degli eccessi causati dall’ abuso di alcol, lasciò gli studi decidendo, una volta per tutte, di intraprendere una differente strada: la musica.
In questi anni De Andrè conduce una vita sregolata e totalmente in contrasto con le consuetudini della sua famiglia, motivo per cui i contrasti con il padre Giuseppe, si inasprirono in maniera definitiva. Amicizie dissennate e relazioni di dubbia moralità, insieme alla lettura di testi filosofici, su tutti “L’unico e la sua proprietà” del filosofo tedesco Stirner, lo portarono a simpatizzare sempre più per le idee anarchiche che, insieme al suo carattere burrascoso, lo contraddistinsero in vita. Nel 1961 conosce Enrica Rignon, figlia di una delle famiglie più abbienti di Genova e la sposa e pubblica il suo primo 45 giri; a metà degli anni settanta i due si separeranno. Intanto nel 1962 nasce il filgio Cristiano.
Nel 1966 escono i due singoli che gli apriranno le porte del successo: “La canzone dell’ amor perduto” e “Amore che vieni, amore che vai; nel 1967, in seguito alla morte misteriosa del caro amico Luigi Tenco, scrisse di getto ”Preghiera in Gennaio”, canzone che, nonostante il suo stampo fortemente agnostico, affaccia De Andrè ad una preghiera a Dio per l’amico suicida; nel brano concede a lui un posto in Paradiso insieme agli altri suicidi, condannati invece dai benpensanti e dalla Chiesa.
Nel 1973 la pubblicazione dell’album “Storia di un impiegato”, in collaborazione con Giuseppe Bentivoglio, autore dei testi insieme a De Andrè, viene aspramente criticata come un goffo e confuso tentativo di fusione della vena anarchica di De Andrè a quella marxista di Bentivoglio. Ogni recensione dell’ album, fortemente intriso di idee politiche, reputate prive di innovazione, risulta negativa e segna un periodo di crisi professionale per l’artista.
L’incontro in sala registrazione con la cantante Dory Ghezzi, che dopo quindici anni di convivenza diventerà nel 1989 sua moglie, segna un nuovo slancio artistico per il cantante che approccia alle sue prime esperienze di spettacoli dal vivo.
Frenato dalla sua timidezza per esibirsi in pubblico, verso il quale aveva più volte dichiarato di essere “allergico” e di “patirne un timore oscuro”, nel 1975 vive, con molto wisky in corpo, la prima esibizione dal vivo, a cui poi seguirà un tour, nel 1976.
Nel 1979, insieme alla compagna Dori Ghezzi, viene rapito e tenuto prigioniero in ostaggio per quattro mesi; il 22 dicembre, dietro il versamento di circa 550 milioni di lire, in parte corrisposto dal padre Giuseppe, viene rilasciato. Illazioni, supposizioni e falsità si rincorsero in merito alle ragioni di tale avvenimento, ma ciò che conta ripercorrere sono le strane parole di pietà per i suoi carcerieri, “non per i mandanti, poichè persone economicamente agiate” ..riporterà intervistato il cantautore.
Firmò lui per primo la domanda di grazia rivolta al Presidente della Repubblica nei confronti di uno dei suoi sequestratori.
Seguiranno 22 anni di produzioni musicali, tour e collaborazioni, tra cui è doveroso annoverare Mauro Pagani, i New Trolls, Ivano Fossati, Massimo Bubola, Francesco Guccini, Francesco De Gregori e Mina, con cui, nel 1997 duettò ne “La canzone di Marinella”.
Nell’ Agosto del 1998, dopo un concerto che prevedeva una seconda tappa a Saint- Vincent, e probabilmente dopo la milionesima sigaretta, De Andrè, scordinato e a disagio, non riuscì neppure a imbracciare la chitarra, accusando un forte dolore al torace. Sottoposto ad esami ed accertamenti, gli verrà diagnosticato un carcinoma che lo porterà a dover interrompere definitivamente i concerti.
L’11 Gennaio 1999 De Andrè muore all’ Istituto dei tumori di Milano, dove era ricoverato per l’aggravarsi del male.
La storica compagna di De Andrè, Dori Ghezzi parlando di lui afferma che, pur avendogli vissuto accanto per anni, ed aver condiviso più tempo rispetto a tutti, non ha mai avuto la percezione di possedere su lui una conoscenza completa, a testimonianza dell’ inafferrabile poliedricità e cripticità sfuggente dell’ artista.
Anarchico, pacifista, anticlericale, agnostico, panteista, appassionato di astrologia, affascinato dal realismo e dalle figure ai margini della strada, borghese, cantastorie popolare, o artista di nicchia.. Non una soltanto di queste caratteristiche riuscirà ad ingabbiare la figura di De Andrè, così come non altri quaran’tanni saranno in grado minimanente di cancellare le sue note e le sue infinite atmosfere.
Buon compleanno Faber, oggi sarebbero stati ottanta

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