In alcuni bronzi provenienti dalla Siria di circa 5500 anni fa, il nichel era già presente in percentuali intorno al 2% e da antichi ritrovamenti di manoscritti cinesi del 1700 a.C. si attesta che il nichel fosse utilizzato con il nome di “rame bianco”; veniva inoltre spesso legato con il rame per la produzione delle prime monete già ai tempi dei greci. L’utilizzo nell’antichità non era per così dire consapevole, dato che l’approccio scientifico all’elemento chimico appartiene solamente all’era contemporanea.
Il nichel è un metallo argenteo, appartenente al blocco del ferro e le sue caratteristiche fisiche sono durezza, malleabilità e duttilità; è molto apprezzato come elemento da legare ad altri poiché conferisce le proprie caratteristiche ai metalli con cui viene mescolato.
I suoi impieghi nella società moderna sono infiniti, dalla produzione di acciaio inossidabile ad altre leghe resistenti alla corrosione, per schermare i campi magnetici, in odontoiatrica ed in robotica, nella monetazione, nell’ idrogenazione di oli vegetali, nel rivestimento di ferro, ottone ed altri elementi e nella produzione, come detto, di numerose leghe come l’argento tedesco.
L’esposizione al nichel per via orale è molto consueta per l’essere umano; l’elemento infatti si trova sia nel cibo che nell’acqua, oltre che in numerose tipologie di stoviglie e tegami o in vernici, anche di piatti, contenenti per l’appunto nichel.
Altra fonte di contaminazione per l’uomo è quella aerea, dovuta all’ inquinamento emesso dalle raffinerie di nichel, dalla combustione di carburanti fossili e dal fumo del tabacco stesso.
Spesso il contatto della pelle con gioielli, monete, shampoo e detergenti di scarsa qualità può fornire un’ulteriore occasione di esposizione al nichel, causando su alcuni soggetti ipersensibili all’elemento reazioni di forte infiammazione del derma.
La quantità media a cui la maggior parte delle persone è esposta non rappresenta un pericolo per la salute umana, dato che la maggior parte del nichel assorbito quotidianamente dagli umani è rimosso per via renale ed eliminato attraverso le urine, oppure passa non modificato attraverso il tratto gastrointestinale senza essere assorbito, tuttavia la sua tossicità e cancerogenicità sono comprovate.
Il nichel non è causa di intossicazioni da accumulo, però in dosi massicce o a causa di un’esposizione cronica, come per alcune categorie professionali, può rappresentare un rischio a causa della sua tossicità acuta e della sua cancerogenicità.
Forme di intolleranza al nichel si manifestano con la comune dermatite allergica da contatto, una patologia che colpisce circa il 10% della popolazione e che produce lesioni cutanee dapprima sotto forma di bolle sulla superficie della pelle che appare arrossata, pruriginosa, gonfia e ricoperta di vescicole; queste vescicole possono rompersi formando croste e, successivamente, se il contatto con il nichel persiste nel tempo, la pelle si ispessisce e si desquama, screpolandosi e assumendo un colore più scuro.
In questi soggetti allergici il sistema immunitario reagisce al nichel scatenando una reazione più o meno severa. Il metallo viene infatti riconosciuto come un qualcosa di estraneo, un microrganismo nemico e, come tale, viene attaccato tramite una reazione infiammatoria caratterizzata dal forte rilascio di istamina da parte dei mastociti. Questa sostanza aumenta la permeabilità dei piccoli vasi sanguigni dell’area interessata, favorendo l’accumulo di liquidi (le tipiche e riconoscibilissime vescichette), globuli bianchi ed altre sostanze deputate al confinamento e alla distruzione dell’agente lesivo; l’istamina, inoltre, produce un forte prurito a livello locale, che è bene non assecondare.
Si parla di dermatite allergica da contatto perché vengono colpite solamente le parti direttamente esposte al nichel, anche se talvolta le manifestazioni cutanee possono presentarsi anche in altre zone del corpo. Per i soggetti sensibili a questo metallo pesante diventa fondamentale l’aspetto preventivo, ovvero la cura nell’evitare il contatto, se si parla di dermatite, e l’assunzione di determinati cibi, se si parla di alimentazione.
Prestare massima attenzione dunque alla fattura di orecchini, anelli, collane, cinturini, montature di occhiali, piercing e tutto quel che può contenere tale elemento e, per quanto concerne l’aspetto nutrizionale, è fondamentale prendersi cura della propria alimentazione.
Vero è che stabilire il contenuto di nichel negli alimenti è pressochè impossibile, dato che non ne è contemplata l’indicazione da parte delle aziende produttrici, però evitando cacao, frutta secca, legumi, spinaci, funghi, margarine vegetali, aringhe ed ostriche si da già un notevole aiuto all’organismo, unendo poi l’accuratezza di evitare posate, pentole ed altri utensili da cucina non metallici. La dicitura “nickel free” può essere un indicatore utile durante l’acquisto di tali beni

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